La Direttiva sull’occupazione (2000/78/CE) vieta la discriminazione basata su vari motivi, tra cui l’orientamento sessuale, nel contesto lavorativo e formativo. Questa direttiva distingue tra discriminazione diretta e indiretta. La discriminazione diretta si verifica quando una persona è trattata meno favorevolmente rispetto a un’altra in una situazione comparabile a causa del suo orientamento sessuale. La discriminazione indiretta, invece, avviene quando una disposizione apparentemente neutra mette in svantaggio le persone con un particolare orientamento sessuale, a meno che tale disposizione sia giustificata da un obiettivo legittimo e i mezzi per raggiungerlo siano appropriati.
Numerose ricerche globali hanno documentato alti livelli di discriminazione contro i lavoratori LGBTI, che rappresentano uno dei maggiori rischi psicosociali sul luogo di lavoro per questa comunità. La discriminazione può manifestarsi in diverse forme, dalla discriminazione formale, come nelle assunzioni o nelle promozioni, a quella interpersonale, che si verifica nelle interazioni quotidiane con colleghi e superiori attraverso comportamenti verbali e non verbali negativi.
La discriminazione ha effetti negativi sulla salute occupazionale, mentale e sulla disabilità lavorativa dei lavoratori LGBTI, oltre a ridurre le opportunità di lavoro e la soddisfazione lavorativa. Gli studi mostrano che i lavoratori LGBTI sono spesso costretti ad accettare lavori con condizioni peggiori e per cui sono sovra qualificati, a causa della difficoltà di trovare occupazioni adeguate.
La discriminazione è particolarmente comune quando uomini gay cercano lavoro in settori dominati da uomini o quando donne lesbiche cercano lavoro in settori dominati da donne, a causa degli stereotipi di genere. Ad esempio, un esperimento in Svezia ha rilevato che i candidati eterosessuali ottengono risposte positive più frequentemente rispetto ai candidati gay.
La situazione è ancora più critica per i lavoratori transgender, che spesso affrontano esclusione nelle opportunità di assunzione e impiego. Secondo i dati del sondaggio EU LGBTI II, una significativa proporzione di rispondenti LGBTI ha percepito discriminazione sul mercato del lavoro, con percentuali più elevate tra i rispondenti trans e intersex. Inoltre, la maggior parte degli incidenti discriminatori non viene segnalata.
I lavoratori LGBTI tendono a scegliere occupazioni percepite come più tolleranti, evitando settori dove l’intolleranza è maggiore. Ad esempio, gli uomini gay tendono a concentrarsi in occupazioni dominate da donne, mentre le lesbiche in occupazioni dominate da uomini. I lavoratori transgender gravitano verso il settore IT, caratterizzato da un ambiente lavorativo relativamente isolato.
In conclusione, nonostante i progressi, la discriminazione sul lavoro rimane un problema significativo per i lavoratori LGBTI, che affrontano sfide uniche e complesse. È essenziale continuare a promuovere politiche inclusive e a sensibilizzare per garantire un ambiente lavorativo equo e rispettoso per tutti.