L’aumento dei femminicidi che si sono verificati di recente nel nostro Paese ha portato a un’attenzione crescente non solo sulla violenza contro le donne, ma anche sulla questione più ampia della parità di genere. Questo tema si estende anche al mondo del lavoro, alle politiche aziendali e alla possibilità di adottare sistemi di gestione specifici per promuovere la parità di genere.

Secondo la classifica mondiale del World Economic Forum (WEF) relativa al 2021 sul Rapporto Parità di Genere, nessun paese al mondo ha raggiunto la parità di genere. Solo i paesi più avanzati hanno ridotto il divario a poco oltre l’80%, come Islanda, Finlandia, Norvegia e Svezia.

La classifica del WEF, che include 156 paesi, analizza quattro dimensioni della parità di genere. Il divario si attesta al 58% per l’economia, al 95% per l’istruzione, al 96% per la salute e solo al 22% per la politica e la rappresentanza. L’Italia si posiziona al 63° posto generale e al 114° posto per la sola componente economica. In particolare, si evidenziano settori tipicamente maschili, come l’industria (71%) e le costruzioni (89%), mentre settori con una crescente presenza femminile (circa il 50%) includono sanità, istruzione, alloggio, ristorazione ed attività artistiche.

Secondo l’ISTAT, nell’analisi delle misure statistiche per il Goal 5 dell’Agenda 2030 dell’ONU, che mira a raggiungere l’uguaglianza di genere e l’emancipazione delle donne e delle ragazze, le donne sono sottorappresentate nei settori più redditizi. In Italia, solo circa il 27% delle posizioni manageriali di vertice è occupato da donne, e ci sono differenze salariali del 23% per ruoli equivalenti.

Le donne di fatto rimangono confinate in posizioni di medio-basso livello e meno remunerative. Tuttavia, sono stati compiuti progressi grazie all’introduzione nel 2011 delle quote di rappresentanza di genere nei Consigli di Amministrazione e nei Collegi Sindacali delle società quotate in borsa. Ciò ha portato a un aumento della presenza femminile dal 7% nel 2011 al 42,9% nel 2022, avvicinandosi al target del 45% fissato dalla Strategia Nazionale per la Parità di Genere 2021-2026.

È interessante notare che c’è stato un aumento della presenza femminile negli organi decisionali di istituzioni come la Corte Costituzionale, il Consiglio Superiore della Magistratura, il Corpo Diplomatico e altre autorità, ma tale aumento è ancora insufficiente per raggiungere il target del 45% stabilito dalla strategia nazionale per la parità di genere. Al contrario, si è verificata una riduzione della presenza femminile nel Parlamento Nazionale, passando dal 35,4% nel 2018 al 33,7% nel 2022, in linea con quanto avviene a livello europeo.

Per quanto riguarda il Goal 10 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sulla riduzione delle disuguaglianze, la norma UNI ISO 30415:2021 sulla gestione delle risorse umane sottolinea l’importanza di promuovere una cultura organizzativa diversificata e inclusiva, che consenta alle persone di prosperare e dare il meglio di sé stesse in un ambiente collaborativo e partecipativo. La creazione di organizzazioni più imparziali, inclusive e socialmente responsabili può aiutare le persone, indipendentemente dall’identità di genere, a accedere al lavoro e sviluppare le conoscenze, le abilità e le capacità necessarie per il loro sviluppo e benessere personale.

La strategia dell’Unione Europea per la parità di genere 2020-2025 definisce gli obiettivi politici e le misure specifiche volte a raggiungere la parità di genere, integrando la prospettiva di genere in tutte le fasi dell’elaborazione delle politiche sia interne che esterne dell’UE.

L’indice sull’uguaglianza di genere attribuisce all’UE e agli Stati membri un punteggio da 1 a 100, dove 100 rappresenta il raggiungimento della piena uguaglianza tra uomini e donne. Secondo i dati per l’indice del 2023, l’Italia ha ottenuto un punteggio di 68,2. La migliore performance dell’Italia si registra nel settore della salute, con 89,2 punti. Le disuguaglianze di genere sono particolarmente pronunciate nel campo del lavoro, dove l’Italia si posiziona all’ultimo posto tra tutti gli Stati membri dal 2010, con un punteggio di 65.

Va sottolineato che i dati sulla violenza contro le donne non sono inclusi nel calcolo dell’indice e non sono disponibili dati comparativi europei. Tuttavia, nel 2023, in Italia sono già stati registrati 106 femminicidi. Le vittime variano dall’età di 13 anni alla più anziana di 95 anni. L’87% delle donne è stato ucciso in ambito familiare o affettivo, di cui il 55% è stato ucciso dal proprio partner o ex partner. Queste donne sono state uccise perché cercavano la libertà da una relazione violenta, controllante e possessiva, lontana dai principi di amore, rispetto della persona, della sua dignità e delle sue aspirazioni.

La recente Prassi di riferimento UNI/PdR 125:2022 fornisce linee guida sul Sistema di Gestione per la Parità di Genere, tenendo conto delle peculiarità socio-economiche italiane. Le linee guida si basano su principi normativi internazionali come la UNI ISO 30415 e promuovono l’adozione di indicatori prestazionali specifici (KPI) relativi alle politiche di parità di genere nelle organizzazioni. L’obiettivo è colmare le attuali disparità di genere e incorporare questo nuovo paradigma nella cultura organizzativa, per realizzare un cambiamento sostenibile nel tempo.

La Presidenza del Consiglio dei Ministri ha pubblicato un avviso per erogare contributi alle PMI per l’assistenza tecnica e l’accompagnamento alla certificazione della parità di genere, nonché per i costi di certificazione. I contributi saranno pagati direttamente agli Organismi di Certificazione che hanno aderito all’avviso. Le imprese interessate potranno presentare le domande di contributo da dicembre 2023 a marzo 2024.

Secondo studi autorevoli, l’effettiva pratica dell’uguaglianza di genere genera benefici sia etici che economici, promuovendo il superamento delle differenze di genere e l’aumento della presenza femminile nei ruoli di leadership, favorendo la diversità di visione e approccio considerata cruciale per affrontare le sfide attuali.

In definitiva, in deroga al pensiero comune, nella società del futuro si vince se si pareggia.